Ve la ricordate questa canzone della metà degli anni ’80 cantata da una giovanissima Vanessa Paradis?
Ecco. Nemmeno questa canzone è mai riuscita a farmi stare simpatica la categoria dei taxisti. Soprattutto quando si mettono a fare casino come in questi ultimi giorni. Sorvolo sulla questione Uber non Uber perché, di base, sono per la libera concorrenza in tutti i campi perché, qualche volta, la cosa porta ad avere vero sconto e, poi, diciamocelo, in Italia non siamo molto da taxi. Almeno io non lo sono e sapete perché? Costa troppo.
Ho preso il taxi due volte in vita mia, una in Spagna ad Ibiza e una a Firenze. E il confronto è stato impietoso: ad Ibiza per 15 km ho pagato 8 euro, mentre a Firenze per (diciamo e vi assicuro che sono stata di manica larga) 2 km ho pagato 12 euro. Differenza enorme tra le due? Il taxista di Ibiza mi ha fatto la ricevuta. Quello di Firenze, no.
Ora. Che mi vengano a dire che pagano la licenza 180mila euro può anche starci, può essere e non entro nel merito anche perché essendo praticamente una corporazione logico è che per farne parte si paghi quanto l’iscrizione a Club dei Re e delle Regine, ma che poi mi si venga a dire che “siccome io pago le tasse in Italia” si debba essere aiutati in tutti i modi possibili e immaginabili, no, non mi sta più bene. Perché, ora cari i miei taxisti, mi prendete una vostra dichiarazione dei redditi e mi fate vedere con i miei occhi il vostro “pagare le tasse”. Qualcosa mi dice che non è poi così vera questa affermazione se, nel 90% dei casi non emettete scontrino/fattura/ricevuta -o qualunque cosa emettiate, dato che non ho mai avuto il piacere di vederlo-. O sbaglio?
Leggevo su La Stampa di sabato scorso che un povero taxista milanese dichiara 30mila euro lordi (!!!) annui, che diventano 20mila netti, più o meno. Mi spiegate, cari i miei taxisti, quando l’ammortizzate la spesa della vostra cara licenza? Dovreste lavorare per duecento anni a questa velocità di incasso. Ma fatemi il piacere!?
Quando una corsa da Milano Centrale a Malpensa costa 150euro! E quando Uber ne fa pagare 70!
In Italia esistono delle corporazioni, manco fossimo nel Medioevo. E sono intoccabili. E quando vengono toccate sono guai. Per questo vengono tanto odiati i taxisti, i farmacisti, i notai, i dentisti, perché hanno tutto l’aiuto possibile a scapito della gente che deve sborsare il triplo dei soldi che in altri paesi europei per poter usufruire di servizi detti di base.
Ma, come sempre, alzando un po’ la voce (e le mani! Con tanto di tirapugni. E proprio come i saluti i romani che hanno fatto a Roma), come hanno sempre fatto e come stanno facendo oggi, riusciranno a sfangarla anche questa volta e, ancora una volta, saremo noi cittadini a non poter permetterci un taxi per i costi troppo esorbitanti oppure a sentirci anche rispondere, con sufficienza e cattiveria: “eh, ma mi fa fare troppa poca strada!”.
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