sabato 6 maggio 2017

Vivere con #Ansiah

Voi come vivete? 

Nel senso, tranquilli, mediamente tranquilli, con abbastanza Ansiah o, come la sottoscritta, con l’Ansiah aggrappata coi denti alle balle come come un cane idrofobo? 

La cosa è sfiancante. A volte, durante le mie giornate, mi sale sulle spalle e mi dà delle pacche belle forti, che la sento rimbombare per tutta la cassa toracica. Un riverbero malsano, quasi come il suono cupo di una grancassa. La risonanza che sento dentro ai polmoni mi fa, qualche volta, respirare male, dalla bocca aperta, come se l’aria che respiro sia sempre troppo poca rispetto alla capacità, in litri, dei miei organi respiratori. Se poi, ascolto bene, quel rumore sordo che sento dentro le orecchie, deve essere per forza il cuore che ha deciso di battere fortissimo per x secondi, forse solo per riuscire a contrastare efficacemente l’aumento di aria da incamerare nei polmoni. Però, in quei pochi secondi, mi rendo conto che un cuore c’è lì dentro, anche se tendo a dimenticarlo spesso, facendo finta che non si stringa forte continuamente, che non si contorca di dolore ogni qualvolta sento le lacrime pungere da sotto la pupilla. 

Le pupille. Qualche volta in questi momenti quando la mia amica Ansiah mi viene a dare il suo saluto, mi riscopro a rimirarle in qualche superficie specchiata. Mi guardo da vicino per capire se sono più grandi, come delle monete da 5euro, oppure sono più piccole, cone delle capocchie di spillo, cerco di capire, con un gioco di magia, non essendo più io a guardarmi in quel momento, se chi guarda la Alice dal di fuori, si rende conto della persona che è davvero. Chissà se specchiandomi io riesca a capire se la maschera che mi metto ogni mattina quando esco dal mio bel mondo dei sogni e mi tolgo alla sera, appena prima di rientrare nella mia vera vita (o dove ho deciso di rifugiarmi), si noti.

Voi la notate? 

Quando Ansiah diventa un po’ troppo invadente e cattiva, decido di far finta di niente, decido che lei non esiste davvero e cerco di andare avanti come al solito. Però poi, mi rendo conto, amaramente, che ho bisogno di sentirla, anche se è un po’ stronza, perché se è lì, sulle spalle a picchiare la mia cassa toracica, vuol dire che sono ancora viva. Respiro ancora. Ho, forse, ancora modo di cambiare le cose. 


Ansiah, io ti voglio bene comunque anche se mi tormenti. Anche se mi bullizzi. Perché so che tu, no, tu non mi prendi in giro e anche nei momenti belli, non solo quelli brutti che no, sarebbe troppo facile, sei con me. Basta solo capirti in fin dei conti, riuscire a contrastarti senza trafiggerti. Riuscire a metterti un freno senza schiacciarti. 

Buonanotte amici, io e la mia amica Ansiah vi auguriamo ogni bene. 


Archiviato in:Uncategorized Tagged: Ansiah, Pensieri Sparsi, Racconto

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